Pesaro 43-Omaggio a Jean-Gabriel Périot

 

La parola 'cinema' sta assumendo significati e interpretazioni sempre più ambigue e spesso viene utilizzata per catalogare forme artistiche che, pur facendo parte dell’ambito audiovisivo, vanno al di là della tradizionale struttura tecnico-narrativa tipica di un film. Quella di Jean-Gabriel Périot, che si definisce semplicemente regista, si pone a cavallo fra tradizione e innovazione, fra cinema e video arte, fotografia e sperimentazione in digitale.

l lavori del cineasta francese si rivolgono alla riscoperta della Storia, non intesa semplicemente come passato immobile, ma piuttosto come vera e propria identità in continua evoluzione. La Storia è alla base della vita moderna, dell’idea distorta di progresso, del concetto stesso di civiltà. Li lavoro di Périot è basato sul recupero di fotografie del passato, di immagini saccheggiate dal web o di repertorio, montate ed editate in modo tale da trasformare l idea sbiadita di ciò che eravamo in un flusso inarrestabile di vita, di idee, di operosità, di illusioni.

Nijuman no borei (200000 phantoms) è uno dei lavori più ispirati fra quelli presentati alla Mostra pesarese. Périot ripercorre la storia della città di Hiroshima dal 1914 al 2006, da una parte per non dimenticare, dalli altra invece per mostrare la nascita, la distruzione e la resurrezione della città giapponese, prendendo come punto di riferimento l’unico edificio rimasto in piedi dopo l’esplosione della bomba atomica. L’interessante lavoro di montaggio di foto d’archivio e di scatti dello stesso Périot mostra una città in continuo sviluppo, mentre la Storia (metaforicamente rappresentata dalli edificio) rimane salda sulle sue fondamenta, e sembra guardare tragicamente ali apparentemente inarrestabile flusso del presente. Dal punto di vista della rivisitazione di filmati e foto di repertorio, impossibile non citare Eût-elle eté criminelle (Fosse stata una criminale, n.d.r.) in cui l’artista propone un montaggio di scene di punizioni pubbliche nei confronti di donne francesi, accusate, in prossimità della fine del secondo conflitto mondiale, di aver avuto rapporti sessuali con soldati tedeschi; altro lavoro interessante, seppur poco originale dal punto di vista formale, è We are winning don t forget, montaggio di foto di uomini immersi nel proprio lavoro, soli o inseriti nella collettività, e immagini di violente manifestazioni, che si accavallano in un crescendo vorticoso sostenuto dalle splendide note della band Godspeed you! Black Emperor.

Autore militante di sinistra, colto e ironico allo stesso tempo, Périot propone al pubblico di Pesaro anche 21.04.02, riflessione sulle vittorie elettorali di Le Pen, e l’ironico e sincero coming out di Gay? Profonda coscienza storica e tragiche considerazioni sul presente: queste le tematiche portate avanti da un artista poco conosciuto dalle nostre parti e che la Mostra ha avuto il coraggio di proporre. Con successo.

 

Giovanni Spagnoletti
Close-Up.it, luglio 2007